Le
opere di Lazzari sembrano illuminate da una nota osservazione
di Hugo von Hoffmansthal: "bisogna nascondere la profondità
nella superficie" ‘Come dire che gli esseri e gli
oggetti hanno una esistenza annidata dietro la facciata o
sotto la superficie.
Ed è proprio l’intuizione di questa esistenza
ulteriore che mette in gioco le possibilità del linguaggio,
al “punto che ogni cosa e ogni dettaglio diventano realtà
assolute, presenze totali.
L' opera di Lazzari prevede almeno due diversi e complementari
percorsi di lettura. Il primo che si sofferma specialmente
sulle immagini e sulla loro valenza simbolica; il secondo
invece che esamina le componenti tecniche e più propriamente
pittoriche.
Ecco, allora, certe immagini intermittenti e praticamente
periodiche: il sole e la luna, il cielo e la terra, l’acqua
e il fuoco, il libro e il serpente, l’ibis e la chiocciola.
l’albero e le foglie Il sole e la luna, simboli quasi
immediatamente intuitivi, rappresentano il perpetuo avvicendamento
del giorno e della notte, l’opposizione e la complementarità
di maschile e femminile, l‘alternanza di fecondità
e sterilità, la coesistenza di positivo e negativo.
Se il serpente attorcigliato con la testa protesa nella tensione
verso la conoscenza perde ogni connotazione negativa e “lascia
ascendere al giorno ciò che si è visto di notte”,
l’Ibis dal becco appuntito rappresenta l’intelletto,
sia razionale che esoterico…
La chiocciola raffigura la rigenerazione periodica, l’eterno
ritorno, il movimento nella permanenza, la permanenza cioè
dell’essere attraverso le fluttuazioni del cambiamento...
Giardini sognati e sospesi in una dimensione dove la natura
diventa bellezza e mistero, magica rivelazione. Giardini,
ha spiegato lo stesso Lazzari, come reinvenzioni che partono
dall’osservazione delle bellezze pluviali come luoghi
ultimi di vegetazione spontanea e di equilibri naturali, dove
regna un dio dispensatore di raccolti e del libro della sapienza
originaria (la sapienza della natura). Più che un Eden
ritrovato, i giardini di Lazzari sono la rappresentazione
dello spirito ricomposto, l’epilogo auspicato di un
lungo e difficile viaggio, fra tensioni e conflitti, vuote
illusioni e inganni crudeli, il superamento insomma di tentazioni
letali e di irresistibili deviazioni di quel labirinto che
è l'esistenza.
Il punto terminale di un arduo cammino verso la coscienza
di sé e di quello che ci circonda.
L'arte infatti, ricostruisce il mondo e ce ne fornisce la
chiave.
Sergio Garbato ( Rovigo 2005) |